L’effetto serra è la capacità dell’atmosfera di trattenere il calore. Senza l’effetto serra naturale la terra sarebbe un pianeta ostile, invece della temperatura media al suolo media di 15 °C, raggiungerebbe i meno 18 gradi.
La crisi dell’effetto serra
Quando l’energia in uscita è inferiore al 69%, il sistema va in crisi e la temperatura sale.
La temperatura globale è cresciuta di 0,8 ° Celsius dal 1880 ad oggi, ma 0,5 ° C dal 1975 ad oggi.
La NASA stima che la temperatura salga di 0,15 0,20 gradi Celsius ogni decennio. La gravità attuale non sta nell’innalzamento assoluto delle temperature, ma nel fatto che l’evoluzione dell’atmosfera sta avvenendo in tempi brevissimi.
I gas ad effetto serra
Ogni gas serra ha una sua capacità particolare di trattenere il calore: se una molecola di anidride carbonica CO2 trattiene 1, una molecola di metano CH4 trattiene 30, una di protossido di azoto N2O 290, una di alocarburi HFC e PFC da 3.000 a 13.000 volte.

Le conseguenze del riscaldamento globale
La prima conseguenza del riscaldamento è lo scioglimento dei ghiacci, da cui innalzamento dei livelli dei mari e l’acidificazione degli oceani per la maggiore anidride carbonica disciolta nelle acque.
Prima dell’era industriale il clima era nettamente più freddo tanto che si parla di piccola Era Glaciale dalla metà del quattordicesimo secolo alla metà del diciannovesimo secolo. L’Inverno del 1709 fù il più freddo degli ultimi 500 anni per l’Europa.
Cosa si farà in futuro per contrastare l’effetto serra
L’anidride carbonica è uno dei gas più importanti che generano l’effetto serra. L’anidride carbonica deriva dalla combustione degli idrocarburi. Gli idrocarburi derivano dalla fossilizzazione del carbonio, infatti il carbone deriva dalla decomposizione delle foreste di felci 300 milioni fa (paleozoico) e il petrolio deriva dalla decomposizione del plancton oceanico di 100 milioni fa. Quindi ci vogliono milioni di anni per rifossilizzare la CO2 che quotidianamente rilasciamo in atmosfera. La soluzione è l’interruzione istantanea della combustione degli idrocarburi fossili, il che è impossibile, almeno che non si operasse la fotosintesi artificiale.
La fotosintesi artificiale
La fotosintesi artificiale riproduce la fotosintesi naturale in grande scala.
Lo scopo è di utilizzare la anidride atmosferica per produrre idrocarburi come il metano e altri materiali. Si parte dalle radiazioni solari raccolte dai pannelli fotovoltaici che oggi hanno una resa del 20%. Non vogliamo parlare dei pannelli del Fraunhofer institute of tecnology di Friburgo che hanno una resa del 46% ma hanno costi proibitivi, per cui sono usati solo per i voli spaziali dei satelliti.
L’energia elettrica del fotovoltaico tradizionale opera la fotolisi dell’acqua, cioè la rottura della molecola d’acqua che produce idrogeno ed ossigeno. L’ossigeno è in questo caso un materiale di scarto che sul mercato costa 200 € alla tonnellata, mentre l’idrogeno è la materia prima che ci interessa per la riduzione della anidride carbonica e costa 1000 €/ton.
L’idrogeno viene fatto reagire con la anidride carbonica e si ottiene metano e altre sostanze.
Il metano può essere convogliato nelle rete del gas che esiste in modo diffuso su tutto il territorio e può essere usato per la autotrazione e per produrre energia dove serve.
In questo modo ci muoviamo, ci scaldiamo e facciamo funzionare l’industria senza immettere nuova CO2, ma facendo solo circolare quella già emessa.

L’anidride carbonica e le rocce carbonatiche
All’inizio della storia della Terra, l’atmosfera era satura di anidride carbonica, che è scomparsa con la fotosintesi e con formazione delle rocce carbonatiche di calcio: evoluzione dell’atmosfera