Solitamente si pratica la derattizzazione anticoagulante, per cui i topi e i ratti muoiono per emorragia interna.
Il primo anticoagulante fù il warfarin, scoperto nel 1960 casualmente dal meliloto, una pianta europea dalle inflorescenze gialle, che contiene fra le tante sostanze il dicumarolo.
Il warfarin fù tanto usato nel mondo, che già nel 1976 scoprirono che gran parte dei ratti del mondo occidentale ormai era immune. Così si dovette passare ad anticoagulanti più potenti, ammettendo implicitamente il fallimento del veleno.
Le molecole oggi usate sono derivate del dicumarolo, inandionone e tiocumarolo.
Rodenticidi di 1° generazione
I rodenticidi di prima generazione portano a morte solo dopo alcune ripetute assunzioni. Si fissano nel fegato per 7 gg, la tossicità è moderata. Fissandosi per pochi giorni nel fegato, ha bisogno di dosi ripetute.
Dal dicumarolo deriva il warfarin, il cumatetralil, il cumacrol.
Dall’inandione deriva il clorofacinone, il difacinone.
La dose letale (DL) col warfarin è di 100 mg/kg ratto. Nel cane la DL è simile a quella del ratto, nel gatto è un terzo di quella del ratto.
La dose letale col clorofacinone è di 2 mg/kg ratto.
Nel cane e nel gatto la DL è 25 volte: 50-100 mg/kg.
Rodenticidi di 2° generazione
I rodenticidi di seconda generazione portano a morte dopo una sola
assunzione, non immediatamente, ma dopo qualche giorno dell’assunzione.
Quando il topo muore si trova lontano dalla zona di assunzione, più spesso
muore nella tana. Si fissano nel fegato per 15-20 gg, la tossicità è elevata. Fissandosi per molti giorni nel fegato, basta una dose.
Dal dicumarolo deriva il bromadiolone, il difenacoum;
dall’inandione deriva il flocumafen.
La dose letale col bromadiolone è di 1 mg/kg ratto.
Solitamente il bromadiolone è miscelato con granaglie intere e fioccate al dosaggio di 5 mg di bromadiolone, con 1 mg di Denatonio Benzoato, su 100 grammi di supporto di granaglie appetibilizzate.
Ogni 10 metri si dovrebbero lasciare di mucchietti di 50 grammi.
Nel cane e nel gatto la DL è 10 volte: 11-25 mg/kg.

Rodenticidi di 3° generazione
Nella derattizzazione anticoagulante di 3° generazione, i veleni si fissano al fegato per più di 20 gg, la tossicità è molto elevata.
Dal dicumarolo deriva il brodifacum;
dal tiocumarolo deriva il diphetialione.
La dose letale col brodifacum è di 0,26 mg/kg ratto.
In genere il brodifacum si presenta in un gel. Il gel è composto da
grassi vegetali.

Nel cane la DL è simile a quella del ratto, nel gatto è 100 volte di quella del ratto, 25 mg/kg.
Nel tempo siamo passati da 250 ppm del Warfarin, a 25 ppm al diphetialione, e nel caso del gatto il brodifacoum risulta poco tossico.
Per avere un’idea dei dosaggi dei principi attivi nei mangimi avvelenati con il difenacoum, sono presenti 0,05 grammi di principio attivo ogni kg di mangime, pari a 50 ppm (parti per milione).
Meccanismo d’azione della derattizzazione anticoagulante
La coagulazione sanguigna è un meccanismo molto complesso, si contano almeno 12 fattori che entrano in gioco. Alcuni fattori sono determinati dalla Vit.K, che è prodotta a livello intestinale. Questi fattori sono il II o Protrombina, il VII o Proconvertina, il IX o Antiemofiliaco, il X o fattore di Stuart. Gli anticoagulanti assomigliano alla Vit.K, si legano alle albumine entrano in circolo, si sostituiscono alla vit.K buona e quindi a cascata bloccano l’attivazione dei quattro fattori: II, VII, IX e X.

Avvelenamento secondario su cani, gatti, suini, uccelli
Nella derattizzazione anticoagulante può succedere di avvelenare involontariamente cani e gatti che presenteranno i seguenti sintomi: anoressia (non mangia), dispnea (respira con affanno) e prostrazione, epistassi (naso), ematemesi (vomito rosso), melena (feci nere), ematuria (sangue nelle urine), ed ematomi sottocutanei.
Il tempo di coagulazione è superiore ai 5 minuti, quando il tempo di coagulazione normale è compreso tra 30 a 120 secondi.
Per ridurre il rischio di avvelenamento accidentale, le esche contengono dei repellenti come il Denatonio Benzoato, dal sapore estremamente sgradevole.
Anatomia patologica di avvelenamento
Il sangue è poco coagulato, nelle cavità cardiache manca il tipico coagulo, raccolte di sangue non coagulato nel torace e nell’addome.
Terapia per cani e gatti
Bisogna provocare il vomito con apomorfina e fare ingerire carbone vegetale per captare il veleno ingerito. L’antidoto è la vit. K (fillochinone endovena) continuata per bocca per un mese.
Nella terapia bisogna ripristinare il sangue perso con flebo o trasfusione previo riscontro del gruppo sanguigno.